La cupola del Pantheon di Roma è famosa per il suo grande foro al centro, detto “oculus”, che è l’unica fonte di luce di tutto l’edificio.
Pensate che il Pantheon era stato progettato in modo che un raggio di sole, durante il solstizio d’estate il 21 giugno, a mezzogiorno, penetrasse dall’oculus e colpisse il portale d’accesso. Uno spettacolo unico.
Solstizio deriva dal latino “Sol stat” che significa “Il sole staziona”. Nel periodo compreso tra il 21 e il 24 giugno , al tramonto, il sole raggiunge il massimo punto sull’orizzonte e da quel momento in poi inizierà a tramontare sempre più in basso. Sono giorni in cui il numero di ore di luce supera il numero di ore di buio, i giorni più lunghi dell’anno.
In effetti il giorno del 24 giugno è l’apice dell’arco di festeggiamenti che iniziano il 21 e che erano tradizionalmente conosciuti sotto il nome di Solstizio d’Estate.
Il 24 giugno di ogni anno si celebra la natività di San Giovanni Battista, cugino di Gesù, di cui ne anticipa la nascita di sei mesi esatti.
Secondo antiche credenze, in questa notte magica il Sole si sposa con la Luna, quindi il fuoco con l’acqua, e dal suo matrimonio si riversano energie benefiche sulla terra.
Inoltre lavarsi gli occhi la notte di San Giovanni, si sarebbe curata la vista, raccogliere 24 spighe di grano e conservarle avrebbe portato fortuna per tutto l’anno. (M.Marino, la storia tra arte, miti e leggende)

Questa mattina alle 5.31 è iniziata ufficialmente l’estate; il sole rimarrà nella parte più alta dell’orizzonte per tre giorni, dopodiché ricomincerà la sua discesa lungo la sfera celeste.
Per gli antichi questo momento segnava la massima potenza del Dio Sole e qui si concentravano i tanti rituali legati al Fuoco e all’Acqua.
Come molti di voi certamente sapranno, il solstizio d’estate è il momento in cui il sole raggiunge il picco massimo nel cielo. Oggi è quindi il giorno più lungo dell’anno; anche se in realtà il sole rimane lassù per ben tre giorni (sol status) e comincia a scendere soltanto dal 4° giorno, cioè il 24.
Da questo momento in poi il nostro astro scende sempre di più, fino al 21 dicembre, per poi ricominciare la sua ascesa tre giorni più tardi… (chi è che nasce nella notte tra il 24 e il 25 dicembre? 😉 )
In tutto il mondo si celebrava questo importante momento con rituali atti a trattenere la forza solare: uno su tutti i falò. Con grandi pire, che ancora oggi vengono riproposte, l’uomo richiamava il calore e la forza del Sole affinché il bel tempo e le giornate calde benedicessero le persone e i campi.
In Lituania e in Lettonia il solstizio possiede ancora la componente pagana: uomini e donne coronati di fiori fanno il bagno nudi per propiziare la buona salute, poi al tramonto incendiano grandi ruote di legno che fanno rotolare giù dalle colline come atto rituale.
Similmente avviene anche nei paesi scandinavi e in Russia e Ukraina, seppur con una componente folcloristica passata al Cristianesimo ortodosso.
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Il Dio Solare
La tradizione vuole che il solstizio sia rappresentato come il Dio che perde la testa – ovvero il sole che “cade”.
Come ogni importante festa pagana che si rispetti, anche questa fu acquisita dal nascente Cristianesimo e l’iconografia fu subito adattata al Dio-Sole cristiano, che in questo caso, però, è San Giovanni, che altri non è che l’alter ego del Dio Sole (Gesù) che nasce e muore durante l’anno. Proprio come per i Celti si disputava il duello tra il Re Agrifoglio e il Re Quercia rispettivamente il 21 giugno e il 21 dicembre, qui Yĕhošūa e Yehohanàn (stessa radice del nome che viene da Yh e significa Dio) si scambiano il trono solare.
Nel racconto cristiano San Giovanni “perde la testa” poiché decapitato per colpa di Salomé, la bella figlia di Erodiade (uno dei nomi cristianizzati dell’antica dea etrusca Arathia, poi Aradia). Chiaramente siamo di fronte a una mitologizzazione (passatemi il termine) di un fenomeno astronomico vecchio come il mondo e celebrato per quello che era – cioè un passaggio – già 7000 anni fa in Medioriente.
Poco più tardi anche a Stonehenge si cominciò a celebrare il solstizio d’estate e la sua “caduta” tramite l’osservatorio astronomico sacro che tutti conosciamo.
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Il Dio Quercia
Il solstizio è quindi un passaggio: dall’estate all’inverno e viceversa; dalla vita alla morte e viceversa. Era così chiaro per gli antichi, che avevano tutta una serie di simbologie per indicarlo.
Una su tutte: la quercia. L’albero sacro dei druidi da cui nasceva il vischio, simbolo di fecondità. La quercia era altresì il legno più massiccio e resistente dell’epoca, perciò veniva fabbricato per costruire porte robuste e portoni anti-sfondamento.
Porta = passaggio.
Inoltre la parola greca “drus” che significa albero, è quella da cui provengono i termini “duir” (passaggio, e ogham dei cambiamenti), “druid” e l’inglese “door”…
Tuttavia, “porta” è anche l’epiteto dei due solstizi, chiamati per l’appunto Janue Coeli, ovvero “porte celesti” poiché tradizionalmente si immaginano i solstizi come due soglie che il Dio Sole attraversa per salire verso il cielo a dicembre e per scendere verso gli inferi a giugno.
Oggi il Dio Quercia perde il trono in virtù del Dio Agrifoglio, che regnerà fino al 21 dicembre.
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Termini e tradizioni
Il solstizio estivo viene anche chiamato “midsummer”, mezza estate, anche se per noi moderni segna l’inizio dell’estate, e non la metà. Ma questo si deve al fatto che anticamente, nel Nord Europa, l’estate era molto corta e siccome gli antichi avevano solo due stagioni, l’estate cominciava con i primi tepori primaverili e terminava dopo agosto, con l’ultima mietitura. Perciò il 21 giugno si posizionava a metà del periodo estivo.
il termine Litha, invece, è una moderna acquisizione, coniata dall’autore wiccan Aidan Kelly nel 1974. In verità i Celti non avevano alcun nome per indicare questa festa… perché semplicemente non la festeggiavano. Ecco un bel mito sfatato 😉
I Celti avevano solo le 4 feste del fuoco (Imbolc, Beltane, Lughnasadh e Samhain, così come testimoniato dal Calendario di Coligny).
Va comunque specificato che in epoca precristiana il Solstizio veniva festeggiato, infatti i cerchi di pietra megalitici come Stonehenge lo dimostrano senza ombra di dubbio.
Il 21 giugno è anche la festa dei contrari, così come morte e vita stanno agli antipodi, mille sono i rituali da fare con acqua e fuoco. Pensate alla rugiada del 24 giugno, alla guazza di Sang Giovanni, ai falò con le ruote di legno, alle 9 erbe di San Giovanni da bruciare, all’uovo in acqua per predire il futuro, ecc.
In queste tre notti, in tutta Europa, saranno migliaia i falò che illumineranno il passaggio del Sole, quasi a voler sostenere fino all’ultimo la massima forza del nostro astro, destinato a discendere di nuovo negli Inferi Celesti ( da Calendario Pagano).

Io sono particolarmente legata a questa festa, ogni anno trovo modi nuovi per celebrarla e nello stesso tempo mi rendo sempre più conto di tornare all’antico, alle mie origini …
Quest’anno ho scelto il mare. Luogo simbolo dell’ ignoto, del profondo e delle mille possibilità. Elemento legato alle emozioni, al bisogno di “conoscersi”, risalire al proprio io, fare un viaggio alla propria ri-scoperta.
Forza primordiale origine della vita, usata nei rituali di passaggio e di iniziazione, resa archetipica dalla mitologia greca e romana come metafora della forza della natura… alla quale l’uomo non può che avvicinarsi con profonda devozione, umiltà, rispetto e gratitudine.

Una immersione consapevole, piena di gratitudine, per celebrare l’incontro dell’acqua con il fuoco, quelle ‘nozze alchemiche’ tramandate come vera conoscenza dell’Unione degli opposti. Bagno purificatorio a ricordo che nulla è statico, che ogni volta raggiungiamo un risultato stiamo per ripartire per un’altra avventura. Riconosciamo la nostra luce, amiamo la nostra ombra. Vediamo intorno a noi acqua e fuoco. Uniamo dentro di noi acqua e fuoco. Celebriamo l’abbondanza e la gioia della ricerca. Buon solstizio!